|
Nell'antica Polonnaruva si respira la serenità severa della vita,
nel silenzio raccolto in cui giacciono le tante immagini del Buddha,
particolarmente dove si lascia la monumentalità degli edifici
più imponenti, elevati a contenere simulacri immani del Dio,- il
Tuparama, il Lankatilaka, o il Tivamka-patimaghara, più a Nord,
o dei dagoba più macrocosmici, e ci si ritira nelle radure delle
stupe più appartate, e dimesse, come quelle destinate ai riti
crematori, o dove in tempietti dravidici anche il retaggio hindu si
è insularizzato in incantevoli trasposizioni solitarie,. Leoni
fronteggianti le scalinate d'accessso, sequele d'elefanti lungo le
pareti esteriori delle sale conciliari delle due corti, pricipeschi
nagaraja vigilanti le soglie dei poteri terreni e di quelli sacrali,
pietre lunari adiacenti le scalee prospicienti i vari Buddha lungo le
piattaforme ruotanti destinate alla pradakshina intorno agli stupa,
sono la ricorrenza di emblemi e simboli tipici, mentre più
singolari- almeno rispetto agli archetipi indiani-, nel
"quadrilatero"appaiono i pilastri lotiformi del Nissankalatamandapa, o
l'ascensione a gradoni piramidali del Satmahalprasada, di ispirazione cambogiana, ed un unicum , ai confini piùa Nord della città antica, i
meravigliosi affreschi del Tivamka-patimaghara, ove la delicatissima
sottigliezza lineare dei profili dei corpi, la finezza monocroma degli
incarnati chiaroscurali, per il tramite degli accordi dei gesti e dei
violti sublimano nella trascendenza del mioto gli eventi che furono
storie del Buddha.

|
|